
Nell’anno di questa eccezionale edizione, in attesa della 78ma – 1-11 settembre 2021 – 8 premi per la Selezione Ufficiale, dove l’Italia ha conquistato la Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Maschile di Pierfrancesco Favino in Padre nostro di Claudio Noce : “Mi avete fatto la più grande e più bella sorpresa della mia vita. La prima persona che ringrazio è Claudio Noce, che s’è fidato prima dell’uomo che dell’attore e mi ha chiesto di costudire il suo affetto più grande. Mattia Garaci, primo grande protagonista, che mi ha consentito di essere sempre giusto. Lo dedico a tutte le stelle (film) che ancora nasceranno, agli schermi che ne accoglieranno la luce, al brillare degli occhi nel buio”, dice l’attore sul palco, che poi in conferenza stampa continua: “Penso la Mostra abbia dato un grande segno: essere qui già significava far parte di un’energia propositiva, riuscire a credere nel condividere il cinema. Il premio è per me completamente inatteso e mi sento il rappresentante di tutte le persone che ci hanno lavorato, soprattutto i bambini. Sono orgoglioso di aver preso uno dei premi più importanti al mondo, un punto d’arrivo che forse non ho mai osato sognare: che avvenga per un film in cui sono stato coinvolgo non solo come attore (è anche produttore) riempie il mio cuore. Cerco di fare progetti in cui credo, che mi piacerebbe anche guardare come spettatore, cerco di fare film destinati alle persone e quindi temi per le persone. Penso di essere una persona popolare, di gusto popolare, per me una bella cosa. Come attore non vorrei mai ingombrare, non si vedesse Favino che interpreta, e se sono qui forse è per l’onestà di rapporto con questo. Il film nasce perché il cinema può essere un modo per scrivere una lettera d’amore: come padre sono diverso nella vita, ma il fatto che ci fosse mia figlia nel film è stata una scelta del regista e sono certo sarà un ricordo per noi; certo, lui sa che mi piace fare il padre, quindi forse è stata anche una furbizia di Noce, anche se io sono un papà differente”. Gli altri premi del Concorso: Leone d’Oro a Nomadland di Chloé Zhao, musiche di Ludovico Einaudi, per cui ha ritirato il premio Davide Romani per Disney Italia: “Un film straordinario, ringrazio la Mostra per questo faro di speranza che ci ha dato”. Da Pasadena un messaggio di Francis McDormand, che ringrazia per il “Golden Lion”, di cui imita il ruggito; la regista, poi, ringrazia espressamente il suo dop, Joshua James Richards, suo compagno: “Senza di te non avrei potuto fare il film”. Un videomessaggio che giunge dal furgone che nel film diventa la casa di Fern, il personaggio interpretato dall’attrice due volte premio Oscar, e McDormand ha detto: “Ogni loro respiro è parte di questo film”. Zhao s’è poi collegata in diretta durante la conferenza stampa e ha spronato dicendo: “La prossima volta che vedete una persona in un vicolo non abbiate paura, fategli un sorriso: che la Giuria abbia premiato questo film significa che abbiamo centrato il nostro intento”. Premio Speciale della Giuria a Andrei Konchalovsky per Doregie Tovarischi! (Cari Compagni!): “Il film è molto specifico, riguarda la vita sovietica, quella generazione che ha vinto la guerra: parlare di questi temi con tutti è abbastanza importante e sono felice la Giuria lo abbia apprezzato, è un film piuttosto politico; 58 anni fa, il mio primo premio a Venezia, per cui sono felice oggi di aver ricevuto ancora una volta qualcosa che ritengo molto molto importante per la generazione dei miei genitori, che non ci sono più”. Coppa Volpi femminile a Vanessa Kirby per Pieces of a woman, eccellente interprete anche di un altro film in Concorso, The world to come: “Sono sopraffatta, è un onore questo premio, e Blanchett che me l’ha conferito è stata un’ispirazione, sempre”. Gran Premio della Giuria – Leone d’Argento a Nuevo Orden di Michel Franco: “Spero non arriveremo mai ad un punto del genere, come nel film: è stato fatto per riflettere sul cambiare il nostro comportamento, e non voglio essere tacciato come visionario. In Messico, con 60 mln di poveri, se non si cambia con empatia, avremo di certo un altro futuro”. Miglior Sceneggiatura a Chaitanya Tamhane (anche regista) per l’indiano The disciple: “Un incredibile onore”, dice via videomessaggio, in cui ringrazia tra gli altri Alfonso Cuaron (nella produzione) e la possibilità di aver potuto fare un film indipendente in India. Miglior Regia – Leone d’Argento a Kiyoshi Kurosawa, per il giapponese Spy no Tsuma (Moglie di una spia) e Premio Mastroianni, per l’interprete emergente, a Rouhollah Zamani per Korshid (Sole).

La sezione Orizzonti premia anch’essa l’Italia e la Sceneggiatura in particolare, quella de I predatori di Pietro Castellitto, alla sua opera prima: “Solo gli infami e i traditori sono bravi nei ringraziamenti, io ringrazio Procacci, Fandango, Rai Cinema. Sono cresciuto con i film di Claire Denis (presidente di Giuria, ndr). Ringrazio la mia famiglia, che mi ha insegnato a essere sincero con me stesso. Dedico il premio a tutti quelli che non la pensano come me: legittimando solo chi non la pensa come te, si permette di stare in competizione con la Storia, e non con il nostro tempo”. Per Orizzonti, tra gli altri 6 premi : Premio Speciale della Giuria a Ana Rocha de Sousa per Listen (opera prima), per cui il riconoscimento: “E’ un chiaro segnale di speranza, di non mollare: tutto quello che voglio è mandare messaggi alle persone per toccarne il cuore. Il motivo per cui ho deciso per questa storia è che in GB ci sono tantissime famiglie che passano questa situazione delle adozioni, è facile mettere in dubbio che stiano accadendo, ma è così; le ho messe in dubbio io stessa all’inizio, ma la ricerca ci ha provato che la situazione fosse questa; scoprire cose di questa portata, per una regista, diviene quasi un obbligo farne una storia”.
E a Listen anche il riconoscimento Leone del Futuro – Premio Opera Prima De Laurentiis, che dona anche 100mila dollari a regista e produttore, Listen, scelto tra 19 debutti, con la giuria presieduta da Claudio Giovannesi, che ha scelto “questo film immaginando quelli futuri di questa autrice”.
Di nuovo in Orizzonti, poi: Miglior Cortometraggio a Entre tú y milagros di Mariana Saffon; Miglior Interpretazione Maschile a Yahya Mahayni per The man who sold his skin; Miglior Interpretazione Femminile a Khansa Batma per Zanka Contact; Miglior Regia a Lav Diaz per Lahi, Hayop e Miglior Film a The westeland di Ahmad Bahrami.

Parla di una scelta frutto di discussioni, sempre rispettose ma non unanimi, la presidente di giuria Cate Blanchett a proposito del Leone d’Oro per il miglior film a Nomadland, sottolineando che molti altri avrebbero meritato riconoscimenti. “Anche i film italiani hanno avuto chance, la cosa fantastica di questa giuria è che nessuno aveva una lista, eravamo tutti con il cuore aperto”. Interpellata, in particolare, su un mancato premio a Notturno di Gianfranco Rosi: “Abbiamo un rispetto profondo per il lavoro da regista di Rosi, abbiamo ammirato la pazienza, la maestria, la capacità di fare documentari come nessun altro; in questo caso avremmo voluto creare un premio speciale per lui, era un film meritevole, non solo per il cinema italiano”.
“Siamo spiaciuti non abbia ricevuto un premio perché fa un cinema davvero non convenzionale – sottolinea Joanna Hogg – è un uomo solo, coraggioso, è lui stesso la sua troupe. Il fatto che non sia stato premiato non è una punizione, e i suoi film sono importanti”.
Riguardo la Coppa Volpi per l’interpretazione maschile a Pierfrancesco Favino. “E’ stata una performance straordinaria, l’anima del film non sarebbe stata la stessa senza di lui, avrebbe avuto una specie di buco nero senza quell’attore. C’erano altre ottime performance, ma Favino è un interprete indispensabile, intelligente, carismatico, generoso, capace di rendere la storia che racconta”. Apprezzamenti che arrivano anche dal giurato Matt Dillon, che passa molto tempo nel nostro Paese tanto da aver recentemente dichiarato di sentirsi per metà italiano: “La sua è stata una performance potente, era lui l’anima del film, capace di grande trasformazione. L’avevo già visto in altri ruoli, riesce ad essere davvero differente nelle sue interpretazioni”. Aspetto, quello della sua straordinaria versatilità, su cui insiste anche Nicola Lagioia: “Craxi, Buscetta, e ora questo film. Favino s’è caricato negli ultimi anni una parte di storia del nostro Paese”.
Commentando, poi, la Coppa Volpi per la migliore attrice assegnata a Vanessa Kirby per Pieces Of A Woman, Cate Blanchett rimarca come questo sia stato un festival pieno di performance straordinarie in cui spiccava quella di Vanessa Kirby, presente al festival in due pellicole: “Credo definisca la sua carriera. Straordinarie anche le attrici di Le sorelle Macaluso di Emma Dante, è stato difficile scegliere ma alla fine, credo, abbiamo preso la giusta decisione, Pieces Of A Woman è assolutamente centrato sulla sua performance”.
Belle parole anche quelle della presidente della Giuria di Orizzonti Claire Denis per il premio assegnato a Pietro Castellitto per la sceneggiatura de I predatori: “Credo che sia stata Francesca Comencini la prima a segnalarci che in questo film c’era qualcosa che metteva in allerta. L’Europa sente un malessere con l’urgenza del fascismo, e il film ha un suo modo peculiare di esprimere questo concetto attraverso quello che possiamo definire un rinnovamento della commedia all’italiana”.
“E’ un film molto ben scritto, con interpreti bravissimi – rimarca Francesca Comencini – Quando il cinema del nostro Paese è stato in grado di guardare in faccia a situazioni e personaggi descrivendoli in maniera feroce e spietata ma anche umana – come fecero, ad esempio, Risi e Scola – è stato un grande cinema, e ha costruito generazioni di spettatori e cittadini. Mi sembra che il film di Pietro Castellitto abbia qualcosa di tutto questo”.
“Proteggere Venezia 77, con tutto l’apparato organizzativo di controllo e sanitario, è costato 2 milioni di euro”, dice il presidente della Biennale, in un festival che ha potuto contare su un budget totale di 14 milioni, rispetto ai 12 previsti. “Sui ricavi si è perso qualcosa, abbiamo speso di meno per le ospitalità, ma molto sulle bonifiche e sull’organizzazione. Lo considero un investimento che va nella direzione di migliorare i servizi, come gli aggiornamenti tecnologici, la tecnologia boxol di prenotazione a distanza ad esempio”, prosegue Roberto Cicutto. Gli accreditati sono stati 5.500, le presenze in sala sono state inferiori del 40% rispetto al 2019, “ma è andata meglio del previsto, avevamo stimato -66%). Gli ingressi sono stati 92mila, rispetto ai 154mila dello scorso anno”. L’idea di Cicutto è di un sempre maggiore dialogo tra le varie sezioni della Biennale, “vogliamo dare il segnale che siamo una grande famiglia”. Alberto Barbera è a fine mandato. Sul futuro direttore ancora non si sa, la corsa è in atto (Barbera potrebbe avere la riconferma, dopo 12 anni, non ci sono regole di impedimento): chi potrebbe essere? Cicutto si toglie dall’impaccio e ironizza: “Forse prendo io l’interim!”. E poi assicura: “Entro ottobre le nomine dei direttori, non solo per il cinema”.
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