
Era il 1970 quando usciva Lo chiamavano Trinità… capostipite di una saga che ha creato un fenomeno cinematografico che ancora oggi ha fan affezionati in tutto il mondo. Il film è ricordato anche come una delle massime espressioni del sodalizio tra Bud Spencer e Terence Hill (all’anagrafe Carlo Pedersoli e Mario Girotti), che in poco meno di un ventennio avrebbero animato in coppia ben 18 film.
Lo chiamavano Trinità… racconta la storia di due fratelli, Trinità e Bambino, che si ritrovano nel selvaggio west. Trinità è reduce da un lungo viaggio: ha attraversato il deserto (siamo in una cava di tufo alla periferia di Roma lungo l’attuale autostrada che porta a Fiumicino) e cerca ristoro in una “posada”. Nel villaggio western ricostruito presso gli studi De Paolis a Roma, il fratello Bambino, che nel frattempo si è improvvisato sceriffo, lo accoglie piuttosto freddamente.
C’è il deserto, i vasti altopiani, la vegetazione selvaggia, tutti gli ingredienti di un film ambientato nelle aride terre del lontano west… ma molto più vicino, poiché gli esterni sono quelli di Campo Imperatore, altopiano in provincia dell’Aquila che si estende per oltre 25 km nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Un vicino e ambitissimo accampamento di Mormoni è, per motivi differenti, la principale preoccupazione dei due fratelli: si trova su un piccolo altopiano prativo, a circa 1.320 metri di altezza, noto come pianoro di Camposecco nel Parco regionale dei Monti Simbruini, al confine tra Lazio e Abruzzo. Nel campo Trinità approfondisce la conoscenza di due donne: in una scena fanno il bagno nei pressi delle cascate di Monte Gelato, formatesi in una valle tra Roma e Viterbo dalla discesa del fiume Treja dai Monti Cimini. Il fiume che i due fratelli attraversano più volte un fiume è un tratto del Tevere nei pressi di Attigliano, in provincia di Terni. Sospesa lo scorso anno la ricorrenza dei 50 anni dall’uscita del film a causa della pandemia, quest’anno la famiglia del produttore Italo Zingarelli ha in programma diverse iniziative: dalla proiezione in anteprima della pellicola restaurata dalla Cineteca di Bologna alla dedica a Italo Zingarelli di un Chianti Classico Gran Selezione “vestito” da Lo Chiamavano Trinità… Inoltre, il prossimo 16 luglio, la tenuta di famigliaRocca delle Macìe di Castellina in Chianti nel senese ospiterà, con la supervisione artistica di Officina Grafica Firenze, la “Galleria Trinità” contenente, tra le altre cose, i cimeli dei set e foto di scena inedite. (a cura di Monica Sardelli per Italy for movies)