Tra i protagonisti Elisabetta Pellini e l’attore americano Nikolay Moss

Il titolo del film è già una trama. Si annuncia un’opera intrigante e poetica.
Il protagonista è l’attore Francesco Turbanti, già protagonista del film Margini presentato in concorso alla Settimana internazionale della critica della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Turbanti sarà Joachim (Gioacchino), figlio di una famiglia benestante che lascia tutto per diventare pellegrino, mendicante, monaco cistercense, esegeta biblico, fondatore dell’Ordine florense. Ha delle esperienze mistiche e inizia così a sviluppare le prime intuizioni, profetizzando così l’avvento di una nuova era nella storia dell’umanità. Scrive sull’Apocalisse autorizzato da Papa Lucio III. Le sue idee oltrepassano lo spazio e il tempo, dopo 400 anni raggiungono Michelangelo Buonarroti alle quali si ispira per realizzare il Giudizio Universale della Cappella Sistina.
Dopo un viaggio in Terrasanta con i crociati Gioacchino decise di cambiare vita. Ritorna in Italia e raggiunge Roma e Casamari. Entra nel monastero cistercense dove riceve la tonsura, un vero rituale che proietta l’uomo nel mondo divino. L’attore Francesco Turbanti sul set ha voluto farsi una tonsura vera e propria, giorni di dieta, passeggiate a piedi scalzi, momenti di meditazione lontano dal frastuono alla ricerca del silenzio, quello intimo. Un periodo di training impegnativo per esplorare la vita intima di un monaco completo.
Il film, girato in altissima risoluzione 12K, è prodotto dalla Delta Star Pictures, sostenuto dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Cinema e dalla Calabria Film Commission. La regia è di Jordan River (tra i pionieri del 3D in Italia), e sarà il primo film internazionale ispirato alla figura di Gioacchino da Fiore, che Dante Alighieri ha definito ‘di spirito profetico dotato’. Un gigante che ha illuminato le coscienze nel secolo XI (e non solo), tra le figure più influenti del nostro Medioevo, riformatore monastico, e, soprattutto, un visionario.
Il film – dice il regista – piacerà anche agli atei perché non pone l’attenzione ai miracoli, ma esplora le esperienze umane (che cosa spinge un uomo a lasciare tutto per diventare monaco?). Joachim – nel film si useranno nomi in latino – indaga sul senso ultimo della vita e diviene così il profeta della speranza, il filosofo dell’esistenza umana, il santo dei non credenti. Definito anche ‘pensatore pittorico’, uno dei suoi tre esemplari al mondo del Liber Figurarum è gelosamente conservato a Oxford.
Diversi nomi nel cast, tra cui l’attrice Elisabetta Pellini nel ruolo della Regina Costanza d’Altavilla, ma anche Giancarlo Martini (già co-protagonista nel film Freaks Out).
Sul set anche G-Max, con alle spalle una carriera nell’ambito della scena rap romana oltre che attore creativo in diversi film nazionali, che impersonificherà il personaggio dell’Abate Galfredus di Clairvaux. Sul set a novembre grande attesa anche per l’attore americano Nikolay Moss, vincitore del prestigioso premio Emmy Award; l’attore arriverà da Los Angeles per raggiungere il Castello di Theodoli per interpretare il ruolo di Re Riccardo I d’Inghilterra, detto Cuor di Leone.
Dopo le riprese estive in luoghi naturalisti unici nel sud italiano, ora la carovana cinematografica de ‘Il Monaco che vinse l’Apocalisse’ approda nel Lazio, tra le più belle location a pochi passi da Roma. Il regista ha voluto location mozzafiato: un percorso magico, pieno d’incanto nel Bosco Monumento Naturale del Sasseto. Si attraversa Blera un antico ponte romano a tre arcate, tre archi che ricordano i tre cerchi trinitari disegnati da Gioacchino nell’undicesima tavola del Liber Figurarum. Storie che s’intrecciano nel Borgo Fantasma di Celleno a pochi minuti dal Lago di Bolsena, nel Viterbese.
Si vivrà l’esperienza onirica nell’Antica Monterano, nel cuore della Riserva Naturale Regionale. Si prosegue al Castello di Theodoli, a Sambuci, per poi inoltrarsi tra le mura abbaziali del Protocenobio di San Sebastiano ad Alatri, un monastero che nel 528 circa ospitò anche Benedetto da Norcia. Si approderà anche nella magnifica Abbazia di Fossanova, il più antico esempio d’arte gotico-cistercense in Italia.
Non ci rimane che attendere per vivere e far riaffiorare ataviche e profonde emozioni impresse sulla pellicola; come annunciava Gioacchino, «Fiore non è ancora frutto, è la speranza del frutto».
Terminate le riprese di “Animale/Umano”
Che cosa vuol dire umano, che cosa vuol dire animale? Siamo così diversi?

Animale/Umano narra la drammatica storia di un bambino, che vive nella grigia pianura padana, il cui sogno è quello di diventare un torero e, parallelamente, la storia di un vitellino, nato nelle assolate praterie andaluse, che viene allevato per diventare un toro da corrida.
Il protagonista si chiama Matteo ed è interpretato da Ian Caffo da bambino e da Guillermo Bedward da adolescente.
Cresce in un paesino della pianura padana con sua mamma (Silvia Degrandi) e il resto della sua famiglia, conosciuta per la gestione di una storica ditta di pompe funebri.
Circondato costantemente da bare, sa già che un giorno sarà lui a ereditare l’attività di famiglia, ma Matteo ha un altro sogno. Vuole diventare un eroe e la sua immagine di eroe è quella del torero.
Contemporaneamente alla sua vita, lontano dal suo paese, precisamente nelle assolate praterie dell’Andalusia, vive un vitellino di nome Fandango. Data la sua genetica, il vitellino viene allevato fin da piccolo a diventare un toro da corrida.
Così, seppur in mondi diversi e paralleli, Matteo e Fandango crescono e le loro vite si riflettono l’una nell’altra. Diventano grandi, fanno nuove amicizie, vivono forti emozioni e grandi sofferenze come la perdita della madre e la solitudine.
Sono costantemente circondati da un senso di morte che li costringe a lottare per sopravvivere, anche quando per la prima volta le loro vite si incrociano. La sorte ha deciso che dovranno affrontarsi in un’arena di fronte a migliaia di persone e Matteo e Fandango sono dunque costretti a compiere il destino assegnatogli.

Animale/Umano è un film che fa sorgere delle domande e permette di riflettere su cosa significhi umano e cosa animale, perché in fondo non siamo poi così diversi. Il film è stato prodotto tra Italia, Spagna e Messico da Pecado Films, First Draft, Redibis Film, con il contributo del Ministero della Cultura, Direzione Generale Cinema e audiovisivo e il sostegno di Media Development, Ibermedia e Torino Film Commission.
La regia è di Alessandro Pugno, regista con diversi anni di carriera alle spalle, che ha già diretto film come La culla delle aquile, Le tre distanze, All’ombra della croce e Giardini di piombo.
Nato a Casale Monferrato, vive e lavora tra Italia, Spagna e Sud America. Dopo la laurea in filosofia ha lavorato come fotografo e ha pubblicato un libro di poesie “Fili d’oro tra le ortiche”, che ha ottenuto una menzione d’onore nel prestigioso Premio Lorenzo Montano.
Dal 2007 ha iniziato a dirigere documentari: spicca “All’ombra della croce”, che ritrae la vita dei bambini del coro del mausoleo di Francisco Franco a Madrid.
Presentato in diversi festival internazionali, il documentario ha vinto vari premi tra cui quello di miglior documentario al Festival di Malaga, catturando l’attenzione di tante testate internazionali. Nel 2014 Alessandro Pugno è stato selezionato a Berlinale Talents tra le 300 giovani promesse del cinema dell’anno e nel 2021 tra le scoperte di PhotoEspaña. Inoltre, è anche un esperto in storytelling e comunicazione e un attivista della lotta internazionale contro l’amianto. (G.B.)