Vanity Fair celebra gli Oscar l’8 e il 9 febbraio all’Auditorium del MAXXI di Roma la sesta edizione di “Vanity Fair Cinema – Celebrating the Oscar Night”, in partnership con Sky Cinema. Una speciale programmazione cinematografica, organizzata proprio nel weekend in cui si tengono i leggendari Academy Awards di Los Angeles, che consente al pubblico di vedere, in versione originale sottotitolata, una selezione delle pellicole candidate all’Oscar nella categoria “Miglior Film”. L’accesso alle proiezioni è gratuito e fino ad esaurimento posti. Per prenotare occorre registrarsi sul sito vanitycinema.vanityfair.it e iscriversi alla proiezione che si desidera vedere.
Al via mercoledì 12 febbraio la settima edizione di Cinema al MAXXI, che prende il via alle ore 21:00 con l’anteprima mondiale di uno dei più attesi documentari dell’anno, Alberto Sordi, un italiano come noi di Silvio Governi, realizzato in occasione del centenario della nascita del grande attore e regista romano. Dai primi passi in Trastevere ai teatrini di varietà, dalla Radio di Via Asiago ai film con Fellini al boom della commedia: Sordi è l’attore che meglio ha rispecchiato e scavato nello spirito nazionale raccontato da Ettore Scola, Furio Scarpelli, Gigi Magni, Carlo Verdone, Giovanna Ralli e Giancarlo Governi che lavorò con lui in RAI per anni in “Storia di un italiano”. Il film – che ha come guida Sabrina Impacciatore – arriva fino agli onori del Campidoglio dove l’allora Sindaco Francesco Rutelli gli cedette la fascia tricolore di “Sindaco di Roma per un giorno”, quando Sordi compì ottant’anni. “Invitare Alberto Sordi al MAXXI, museo di arte contemporanea, vuol dire riaffermare la sua eterna contemporaneità” ha spiegato Giancarlo Governi, storico collaboratore del grande attore e sceneggiatore del film diretto dal figlio Silvio. Nel primo weekend di programmazione, prenderà inoltre il via l’omaggio che Cinema al MAXXI dedicherà quest’anno a una delle più importanti istituzioni cinematografiche europee, la Cineteca di Bologna. Domenica 16 febbraio alle ore 17:00, il pubblico potrà assistere alla proiezione di Apocalypse Now – Final Cut, nuova versione del capolavoro di Francis Ford Coppola realizzata lo scorso anno in occasione del quarantesimo anniversario della pellicola. Restaurata in 4K da American Zoetrope in collaborazione con L’Immagine Ritrovata, il grande laboratorio di restauro cinematografico e conservazione della Fondazione Cineteca di Bologna, Apocalypse Now – Final Cut è, secondo il regista, la versione perfetta del film: una sorprendente “esperienza sensoriale” di un autore alle prese con un’opera aperta e interminabile che ha cambiato il significato del war film come del viaggio conradiano di “Cuore di tenebra”. All’interno della programmazione della rassegna prosegue anche il programma dedicato alle famiglie. Per cinque weekend, il programma di Alice MAXXI Family – a cura di Alice nella città, diretta da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli – punterà alla scoperta dei classici moderni che esplorano generi e temi cari al pubblico di tutte le età. Per celebrare i cento anni dalla nascita di Gianni Rodari, verrà proiettata la versione restaurata con risoluzione 2K di un intramontabile capolavoro del cinema d’animazione, La Freccia Azzurra diretto da Enzo D’Alò, liberamente tratto dal racconto di Gianni Rodari del 1954. Il restauro, realizzato da Alice nella città con il sostegno di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, restituisce per intero l’arte di Rodari che fa il suo ingresso portando con sé tutti i personaggi, le parole, le musiche, i colori e i ritmi che lo hanno reso il “Maestro della fantasia”. Cinema al MAXXI si svolgerà che fino al 29 marzo, nell’ambito di CityFest, il programma di eventi culturali della Fondazione Cinema per Roma presieduta da Laura Delli Colli, direttore generale Francesca Via, prodotta con il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo presieduto da Giovanna Melandri, e Alice nella città diretta da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli. Il programma della settima edizione è a cura di Mario Sesti. Ulteriori info nel sito internet: www.romacinemafest.it

Ancora fino al 3 maggio è all’Ara Pacis la mostra C’era una volta Sergio Leone, a 30 anni dalla scomparsa e a 90 dalla nascita del regista, che ha esordito con grande successo alla Cinèmatheque di Parigi registrando il record assoluto di 60 mila presenze. Promossa dall’Assessorato alla Crescita Culturale di Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’esposizione è co-prodotta dalla Cinématheque insieme alla Cineteca di Bologna e realizzata con il contributo del MiBACT in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, Ministère de la culture, CNC- Centre national du cinéma et de l’image animée e SIAE. Va denotata per Leone la capacità di muoversi tra le più distinte fonti culturali, da Goya di cui collezionava incisioni, a De Chirico all’arte pop americana. La mostra le percorre tutte arrivando a C’era una volta in America e poi al film lasciato incompiuto, coprendo tutta l’esperienza culturale. “La mostra racconta veramente mio padre – dice Raffaella Leone – e ringrazio Gianluca Farinelli direttore della cineteca di Bologna per averla realizzata con decisione, ironia, intelligenza e sapienza. Racconta l’uomo, il regista, il cineasta, lasciando comprendere quello che l’opera di mio padre è stato, dove è arrivata e cosa ancora continui ad essere. Ogni figlio vorrebbe per il suo genitore una mostra così”. ‘Cosa avevano in comune Stalin, Churchill e Wittgenstein? Amavano tutti il western americano”. Lo amava anche Leone, ma il genere era arrivato a consunzione negli USA degli anni ‘69, mentre invece avevano ricominciato a farlo in Europa, ad esempio in Spagna e in Germania. Leone cercava il successo, il suo primo film era un peplum, Il Colosso di Rodi, e non lo aveva ottenuto, perché vice versa quel genere non andava più in Italia. Gli stessi genitori di Leone erano legati al western. Nel 1913 suo padre Roberto Roberti – pseudonimo usato da Vincenzo Leone perché i genitori non volevano che facesse cinema – e sua madre Bice Valerian (Edvige Maria Valcarenghi) avevano girato il western perduto La vampira indiana, lui come regista, lei come interprete. La mostra inizia col trillo del telefono di C’era una volta in America. Ci sono le foto della scalinata di Trastevere, che ricorda quella di Odessa e quindi La corazzata Potëmkin, si passa attraverso l’insuccesso della critica (ci sono anche recensioni negative dei film di Leone a disposizione del pubblico) e si attraversano tutte le influenze culturali dell’artista. Dall’arte classica a quella pop passando per La sfida del samurai di Kurosawa, che Leone avrebbe ‘copiato’ inquadratura per inquadratura creando Per un pugno di dollari. Li mettiamo a confronto. Leone avrebbe perso la causa con Kurosawa, capendo però che quello era il modo per rivitalizzare il genere, passando attraverso un cinema estremamente grafico, moderno e stilizzato. E la cosa pazzesca è che restano due film del tutto diversi pur essendo quello di Leone un autentico rifacimento. Il tema del passaggio da un artista a un altro è sottolineato da un’altra sezione della Mostra, dove vediamo quello che Leone ha lasciato ad altri artisti, la sua eredità: da Spielberg a Tsui Hark a Tarantino, ai videogiochi ai Simpson. E’ vero che ha rivoluzionato il cinema e che, come dice Tarantino, da Leone si può solo ripartire. Rispetto alla mostra francese, ci sono alcune parti in più. Una è dedicata a Morricone. E’ stato ritrovato il pianoforte su cui il maestro suonava le prime note dei temi dei film di Leone che sarebbero poi diventati celebri. Ma abbiamo dato spazio anche ai silenzi e ai rumori, alla dilatazione temporale che Leone letteralmente ‘inventa’ nei primi minuti di C’era una volta il West. Morricone aveva scritto il tema ma Leone non lo usò, usando solo i rumori. Abbiamo ritrovato lo spolverino indossato da Eastwood nella Trilogia del Dollaro. E chiudiamo nuovamente con C’era una volta in America e la ricostruzione della ‘doppia porta’ aperta su Coney Island che permette a Noodles di attraversare 30 anni di ricordi”. Ulteriori info nel sito internet: www.arapacis.it

Sarà il veneziano Roberto Cicutto il nuovo presidente de La Biennale di Venezia”. Ad e presidente di Istituto Luce Cinecittà, incarico che ora dovrà lasciare: “Lì mi chiamano presidente operaio, per quanto sono presente, sarà così anche in Laguna”. A Venezia, continua, “raccolgo un’eredità pesante dopo il grande lavoro e il grande successo di questi anni per la direzione Baratta. Frequento la Biennale da quarant’anni, per il cinema e anche per le arti figurative, conosco un po’ meno teatro e musica, mi darò da fare”. Lo stesso per l’architettura, che aprirà la nuova edizione il 23 maggio 2020. Roberto Cicutto, classe 1948, nasce e vive a Venezia che lascia dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo Marco Polo. Si trasferisce successivamente a Roma dove intraprende la carriera cinematografica. Fonda nel 1978 la società di produzione Aura Film, con cui vince, dieci anni dopo, nel 1988, il Leone d’oro a Venezia per La leggenda del santo bevitore con la regia di Ermanno Olmi. Nel 1984 costituisce la società Mikado Film, con cui ha distribuito e prodotto film dei più rappresentativi registi italiani e stranieri. Nel 1993 con Angelo Barbagallo, Nanni Moretti e Luigi Musini fonda la Sacher Distribuzione; è stato inoltre partner di Ermanno Olmi nella società di produzione Cinemaundici. Nel 1994, in occasione del centenario della nascita del cinema, viene insignito dal Presidente della Repubblica Commendatore con altre personalità del cinema. Nel 2009 è Direttore del Mercato Internazionale del Film. Per alcuni anni è membro del Consiglio di Ace (Atelier du Cinéma Européen), EFA (European Film Academy) e del Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2009 ricopre la carica di Presidente e Amministratore Delegato di Istituto Luce-Cinecittà srl.

L’assemblea di IFC-Italian Film Commissions ha eletto presidente Cristina Priarone, direttore generale di Roma Lazio Film Commission e vicepresidenti Luca Ferrario, direttore di Trentino Film Commission, e Paolo Manera, direttore della Film Commission Torino Piemonte, come membri del nuovo coordinamento IFC. Cristina Priarone, nel ringraziare Stefania Ippoliti, presidente uscente per il suo impegno nell’associazione, ha evidenziato: “Le Film Commission hanno ormai un ruolo strategico riconosciuto: i Fondi Regionali, la promozione internazionale, la formazione, la crescita del settore audiovisivo e dei territori, trovano in esse leve di sviluppo efficienti e dinamiche, la dimensione associativa di IFC ne rafforza l’efficacia e la sinergia. Le specifiche identità territoriali risultano rafforzate in un contesto di sistema, le sfide ormai globali del settore audiovisivo necessitano di spirito collegiale tra i territori, di dialogo costruttivo con le Istituzioni, le amministrazioni e le associazioni di categoria, per continuare ad attrarre gli operatori internazionali verso l’Italia”. Il prossimo appuntamento di IFC sarà al Festival di Berlino all’European Film Market, nell’ambito dell’Italian Pavilion, spazio istituzionale realizzato con il contributo di MIBACT, ICE AGENZIA, Istituto Luce Cinecittà ed il supporto organizzativo di ANICA. Ulteriori info: www.italianfilmcommissions.it