
Federico Fellini ritorna nella “sua” Cinecittà: nello storico Teatro 1, una grande mostra fotografica e multimediale, Ri-tratto rosso – Elisabetta Catalano guarda Federico Fellini, inedito percorso iconico – oltre 60 fotografie, video, e un allestimento cinematografico – che racconta il rapporto elettivo tra il Maestro riminese e Elisabetta Catalano, fotografa di fama internazionale, regina del ritratto. La mostra, promossa e realizzata da Istituto Luce Cinecittà – Direzione Comunicazione, con il supporto della DG Cinema e Audiovisivo, in collaborazione con Archivio Elisabetta Catalano, avrebbe dovuto inaugurarsi lo scorso dicembre, a conclusione dell’anno che ha celebrato in tutto il mondo il centenario dalla nascita di Fellini. Nel rispetto delle norme sanitarie in vigore, la mostra fino al 21 marzo 2021 – in quella Cinecittà che può di nuovo accogliere il pubblico, e da cui il 20 gennaio 2020 partirono simbolicamente i festeggiamenti per Federico Fellini. La mostra è curata da Aldo E. Ponis, con la direzione artistica di Emanuele Cappelli: testi, ricerca scientifica e iconografica a cura di Laura Cherubini e Raffaele Simongini, con le immagini dello straordinario Archivio Elisabetta Catalano, colei da cui, probabilmente più di chiunque altro, Fellini amò farsi inquadrare e immortalare. Un rapporto fatto di immagini create e intrecciate per tre decenni, capace di mostrarci il lavoro di una grande artista, e un Fellini inaspettato, inedito. Tra le immagini, hanno risalto straordinario i provini delle fotografie, da cui poi la fotografa sceglieva quell’immagine speciale che sarebbe andata in stampa. Decine di negativi assiepati nello stesso provino, su cui raramente campeggia un cerchio, un segno, un deciso tratto a matita rossa: quello della foto da stampare. Catalano era fotografa da centinaia di scatti a seduta, e severissima era la scelta dello “scatto giusto”, frutto di una selezione meditatissima, febbrile. Il visitatore di Ri-tratto rosso troverà incredibile bellezza e nitore creativo, lì in equilibrio tra la fotografa e la matita rossa. Il titolo della mostra viene proprio da questo segno, e da un colore ricorrente nell’immaginario di Fellini e delle immagini in mostra: i provini sono un’autentica opera d’arte tra le altre foto esposte, e uno spaccato inedito di immaginario felliniano. Elisabetta Catalano (1941-2015) è stata un’epocale ritrattista, per periodici popolari e raffinati, per libri, cataloghi, mostre in tutto il mondo. È considerata la testimone d’eccellenza della vita di artisti e personaggi, specialmente nei campi di Arte, Spettacolo e Cultura, tra gli Anni ’70 e i nostri giorni. Impressionante il registro delle presenze nel suo obbiettivo: centinaia di nomi e volti, un pantheon mondiale di cui più che la quantità è significativa la varietà dei mondi esplorati. Un quasi casuale alfabetico volo d’uccello recita ad esempio: Andreotti, Antonioni, Armani, Bellucci, Benigni, Calvino, Cassavetes, Conte (Paolo), Craxi, Eduardo, Eco, Fassbinder, Hepburn (Audrey), Mina, Moravia, Nureyev, Pasolini, Pertini, Polanski, Sandrelli, Schifano, Sciascia, Stallone, Visconti, Vitti, Warhol. Ma c’è un “modello”, tra quelli ritratti, che più di altri con Catalano instaurò un rapporto creativo duraturo nel tempo e nei risultati, negli scambi: Federico Fellini stabilì – ripetutamente negli anni, dal 1963 al ‘93 – di farsi ritrarre da Catalano. Fellini ha chiamato Catalano a registrare la memoria di fondamentali suoi set, e si è affidato a lei per ritratti in studio da cui sono state sviluppate immagini per copertine, volumi, diventate ricorrenti, simboliche e quasi “ufficiali”. Tanto da poter dire che Elisabetta Catalano sia stata la fotografa preferita del regista, genio mondiale dello sguardo lui stesso, che ha incontrato un talento assoluto del ritratto fotografico, e se n’è fatto catturare. Il percorso espositivo si snoda in oltre 60 immagini, alcune di grande e grandissimo formato, provenienti dall’Archivio Catalano, e mostra i 5 set di film felliniani che la fotografa venne chiamata a documentare: 8½ (1963), Fellini Satyricon (1969), Prova d’orchestra (1979), La città delle donne (1980), La voce della luna (1990), con una curiosa appendice per Intervista (1987). Dopo le visite di Catalano sui set felliniani, l’esposizione racconta lo scambio di cortesie: le visite di Fellini nello studio della fotografa, per una serie di magnifici ritratti per cui Federico posa episodicamente e irripetibilmente felice e complice. Uno scambio di sguardi, fulminanti intuizioni visive, che si chiude con un’appendice geniale nei ritratti dedicati al rapporto tra Fellini e la Tv. Un altro elemento fortemente suggestivo della mostra è la presenza dei fondali originali utilizzati da Catalano per i ritratti. Grandi pannelli screziati, pittorici, davanti ai quali posavano i suoi modelli, con effetti cromatici potenti e poetici. I pannelli, usati qui come documento della “bottega” di Catalano, risultano anche un fortissimo segno artistico dell’allestimento. E sorprenderà il visitatore ritrovare la ricostruzione di una sezione dello studio della fotografa: con il tavolo di lavoro, le macchine fotografiche, i provini, gli spot, appartenuti e utilizzati da Elisabetta Catalano. Una presenza che attraverso un particolare gioco allestitivo invita lo spettatore a “spiare” all’interno dello studio, come ospite di una speciale camera oscura. La mostra è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 18, con chiusura biglietteria alle ore 15.30. Gli orari sono da intendersi validi fino a durata dell’attuale DPCM. Per tutti gli aggiornamenti: www.cinecittasimostra.it. L’acquisto del biglietto può avvenire anche online su www.ticketone.it

Da lunedì 15 febbraio e fino al 31 marzo alla Casa del Cinema la mostra “Mario Monicelli” realizzata dal Centro Sperimentale di Cinematografia. La mostra è allestita nelle sale della Casa del Cinema intitolate a due grandi sceneggiatori come Sergio Amidei e Cesare Zavattini. Si tratta di una spettacolare galleria di immagini provenienti dall’archivio fotografico della Cineteca Nazionale, che ripercorrono passo passo tutta la storia artistica di Mario Monicelli, dagli esordi in coppia con Steno alla fine degli anni ’40 (Totò cerca casa) fino al film del commiato, Le rose del deserto (2006). In attesa della riapertura degli spazi espositivi di Casa del Cinema sarà possibile “vedere” questa straordinaria storia artistica per immagini grazie alle riprese della mostra con la regia di Stefano Landini e agli approfondimenti su singoli momenti del cinema di Monicelli, accompagnati da un anomalo “Virgilio” come il critico Alberto Crespi che racconterà insieme al direttore della Casa del Cinema, Giorgio Gosetti e ad altri ospiti – tra i quali lo scrittore Paolo Di Paolo, autore di un saggio presente nel numero di “Bianco e Nero” dedicato a Monicelli – alcuni titoli memorabili nella filmografia del regista, da L’armata Brancaleone a La grande guerra, dagli esordi sul set alle collaborazioni con gli sceneggiatori, gli attori, i produttori, i tecnici di un cinema italiano applaudito in tutto il mondo. Appuntamento ogni lunedì, dall’8 febbraio sui social network della Casa del Cinema (Facebook, Twitter, Instagram) e sui profili Facebook del Centro Sperimentale di Cinematografia e della Cineteca Nazionale, in attesa di una visita dal vivo della mostra “Mario Monicelli”.

È stato l’ultimo film italiano su cui si sia abbattuta la censura, vietandone a tutti la visione. Era il 1998 quando Daniele Ciprì e Franco Maresco, i creatori di Cinico Tv, portavano al Festival di Berlino il loro Totò che visse due volte e al ritorno in Italia si scatenavano polemiche e provvedimenti che prima ne vietarono l’uscita in sala, poi solo la visione ai minori di 18 anni. Vicissitudini che, di fatto, diedero la possibilità di vedere la pellicola a pochi coriacei spettatori, capaci di trovarlo in qualche cinema italiano. Ora il secondo lungometraggio di Ciprì e Maresco, dopo Lo zio di Brooklyn, rivive grazie al restauro in 4K realizzato dalla Cineteca di Bologna al laboratorio L’Immagine Ritrovata, con la supervisione alla color correction del suo dop Luca Bigazzi. Il restauro sarà disponibile online, sulla piattaforma Il Cinema Ritrovato fuori sala, a partire dal 18 febbraio, accompagnato da due presentazioni realizzate per l’occasione da Daniele Ciprì e Franco Maresco. “Penso che per un ragazzo oggi sia difficile immaginare cosa fosse Cinico Tv – afferma Franco Maresco – Oggi tutti guardano frammenti di qualsiasi cosa. Dovete invece immaginare cosa fosse Cinico Tv nel momento in cui ha fatto la sua apparizione in un palinsesto televisivo questa sorta di teatro beckettiano, di teatro dell’assurdo. Questo lavoro è proseguito con i due lungometraggi, Lo zio di Brooklyn e Totò che visse due volte, ovvero un cinema che rappresentava qualcosa di veramente alieno, fuori da qualsiasi altro orizzonte del cinema italiano”. “Vedere Totò che visse due volte restaurato è il riscatto del dolore per l’attacco che abbiamo subito fuori dalle sale in occasione delle proiezioni – commenta Daniele Ciprì – Ora possiamo dire che il nostro è un cinema che rimane nel tempo: è un cinema già antico, nelle immagini, nel suono… e per questo è un cinema che rimane”. Prima di un processo scatenato da alcune proteste di piazza in occasioni delle primissime proiezioni pubbliche – processo che nelle aule giudiziarie si protrasse per 3 anni, fino all’assoluzione nel 2001 dei registi Ciprì e Maresco, del produttore Rean Mazzone e dello sceneggiatore Calogero Iacolino – Totò che visse due volte si vide in un primo momento, nel marzo del 1998, addirittura negare il nulla osta da parte della commissione censura, che ravvisò una “forzatura deteriore di chi tende a degradare la dignità del popolo siciliano, del nucleo italiano e dell’umanità”, oltre a “palesi violazioni” di alcuni articoli della Costituzione in quanto film “offensivo del buon costume” e contenente “disprezzo verso il sentimento religioso in generale e quello cristiano in particolare”. Riferimento, questo, all’ultimo dei tre episodi in cui è suddiviso il film, trasfigurazione in chiave ‘cinica’, potremmo dire, della predicazione e della passione di Cristo, che Rean Mazzone difese proprio in sede di commissione censura ribaltando le accuse e rivendicando invece “il fine di stimolare un dibattito sulla perdita delle fede e della religiosità in generale”. A maggio, fortunatamente, la revisione del verdetto: pur con il parere contrario del presidente di commissione, la maggioranza concede il nulla osta a Totò che visse due volte. Ma con il divieto ai minori di 18 anni. Pochissime proiezioni, poi un processo rimasto nella storia del cinema italiano. Ulteriorfi info: www.programmazione.cinetecadibologna.it

Quest’anno a causa delle restrizioni dovute alla pandemia il Premio Afrodite e il festival Afrodite Shorts si svolgeranno insieme il 29, 30 e 31 marzo online sulla piattaforma My Movies. La giuria del festival Afrodite Shorts sarà presieduta da Tosca, con Paola Minaccioni e Ema Stokholma. Sono arrivate centinaia di adesioni sulla piattaforma Filmfreeway da tutto il mondo e fra queste sono stati scelti 31 corti per la selezione ufficiale che si sono distinti per qualità, originalità e tematiche care ad Afrodite Shorts. 21 sono i corti italiani che concorrono ai 4 premi della giuria (Miglior Corto, Miglior Tematica Femminile, Migliore Attrice, Menzione Speciale). 10 i corti internazionali che concorrono al Premio Miglior Corto Internazionale, tutti i corti parteciperanno al Premio del pubblico perché si potrà votare online. Premio Afrodite XVIII Edizione: 6 sono i premi di questa edizione fra i quali Miglior Attrice e Miglior Film. Il Progetto Afrodite è stato creato da Cristina Zucchiatti e Paola Poli sotto l’egida di Donne nell’Audiovisivo-Women in Film Italy ed è sostenuto e patrocinato da MiBAC, NuovoImaie e Roma Lazio Film Commission. Il Team di Afrodite è composto da un gruppo affiatato che lavora in sintonia da tanti anni: Cristina Zucchiatti , Paola Poli, Lorenza La Bella, Paola Squitieri, e alla comunicazione Patrizia Biancamano, Paola Spinetti e Ursula Seleenbacher. Nel corso degli anni sono state premiate molte fra le più importanti protagoniste dell’establishment cinematografico e televisivo italiano. Tra le altre, Cinzia TH Torrini, Roberta Torre, Giovanna Gagliardo, Clare Peploe, Francesca Archibugi, Cristina Comencini, Virna Lisi, Donatella Finocchiaro, Claudia Gerini, Laura Morante.

Lynn è la nuova divisione di Groenlandia che mette a disposizione l’esperienza produttiva e il suo know how per promuovere e produrre esclusivamente progetti con registe donne. L’obiettivo è quello di mettere le registe al centro dell’industria cinematografica, senza preclusione di tono o genere, portando avanti progetti di sviluppo diversificati che coinvolgano sia giovani autrici, consolidando la tradizione di Groenlandia, sia registe più affermate. “Sia che si tratti di action, dramma o commedia, Groenlandia ha da sempre l’ambizione di fare un cinema libero e creativo, all’insegna dell’inclusività e della sperimentazione linguistica. È necessario per questo impegnarsi in maniera concreta e specifica, supportando con tutta la struttura le registe e il loro punto di vista, per arricchire il sistema cinematografico. Il fatto che partner come Rai Cinema e Amazon Studios abbiano supportato da subito il progetto con passione aiuta il nostro percorso”, dichiara Matteo Rovere. La line up, coordinata da Fabia Fleri e supervisionata da Alessia Polli e Eleonora Marangoni, è in continua evoluzione, e inaugura il suo percorso con la produzione di due cortometraggi: Nato ieri, diretto da Maria Sole Tognazzi, in collaborazione con Fondazione Telethon e prodotto con Rai Cinema e Capitan Didier, diretto da Margherita Ferri, in collaborazione con Emergency. Sono invece iniziate a dicembre le riprese di due lungometraggi di Lynn: Blackout Love, opera prima di Francesca Marino interpretata da Anna Foglietta, prodotto con il supporto di Amazon Studios e Settembre, diretto da Giulia Steigerwalt e interpretato da Barbara Ronchi, Fabrizio Bentivoglio e Thony, prodotto con Rai Cinema. È inoltre in fase di sviluppo la serie animata YU di Marta Bencich. https://www.facebook.com/WeAreLynn/IG

Ciné – Giornate di Cinema, la manifestazione estiva dell’industria cinematografica nazionale, promossa e sostenuta da ANICA e ANEC, prodotta e organizzata da Cineventi, sospesa lo scorso anno a causa dell’emergenza sanitaria, avrà luogo dal 20 al 23 luglio 2021 a Riccione. Uno slittamento di date, rispetto al consueto periodo, che fa seguito al riposizionamento del Festival di Cannes e del Marché du Filmm dal 6 al 17 Luglio 2021. L’edizione del 2021, che celebrerà il decimo anniversario della manifestazione, sarà un appuntamento speciale e una nuova opportunità di rilancio in cui capitalizzare le sinergie e la creatività sviluppate in quest’anno di sospensione.