François Truffaut, Alfred Hitchcock
Il cinema secondo Hitchcock

Due geni a confronto in un libro ormai di culto. L’autore dei Quattrocento colpi interroga provocatoriamente quello di Psycho. Analizzando la vasta produzione di Hitchcock, i due parlano di invenzioni visive, montaggio, taglio delle inquadrature, narrazione. Ma il discorso sfocia volentieri nella sfera del sogno, dell’eros, delle emozioni e svela la figura enigmatica e geniale di Hitchcock, tanto rigoroso e metodico nella sua arte quanto umorale e lunatico nelle sue relazioni con il mondo. Un viaggio ipnotico nella mente di un uomo che con i suoi film è riuscito a segnare la storia della settima arte, ma soprattutto un grande libro sul cinema, frutto di lunghi colloqui tra due artisti consapevoli degli strumenti della propria arte.
François Truffaut
François Truffaut (Parigi 1932-1984) è uno degli autori più amati del cinema degli ultimi decenni, con film come I quattrocento colpi, Jules e Jim, Effetto notte, La signora della porta accanto. Regista dal 1959, creatore con Godard, Malle, Resnais, Chabrol, e Rohmer della Nouvelle Vague, è stato teorico del cinema e critico di punta dei Cahiers du Cinéma.
€ 49,00 – Il Saggiatore editore
Luc Dardenne
Addosso alle immagini
Viaggio nel nostro cinema

«Siamo giunti alla conclusione che dovevamo smettere di inseguire un’immagine ideale del cinema. Ci siamo detti: che cosa ci appartiene veramente, che cosa sappiamo fare? Ecco, scrivere mi è servito a meditare su questo e a confrontarmi con mio fratello.» Tra gli anni novanta e il primo decennio del nuovo secolo Jean-Pierre e Luc Dardenne hanno dato vita ad alcuni tra i film più memorabili del panorama mondiale: opere crude e innovative, capaci di offrire un nuovo linguaggio al realismo e di incontrare il favore di critica e pubblico. Fatto meno noto, la loro realizzazione ha coinciso per Luc con la stesura di un diario, nel quale ha riversato le riflessioni che i due registi hanno condiviso fuori e dentro il set: la scelta degli attori e le decisioni sulle sceneggiature, l’invenzione di Rosetta e le inquadrature di L’Enfant, le teorie filosofiche e le idee per i nuovi progetti, le letture fatte e i film visti – da Federico Fellini a Robert Bresson, fino a Nanni Moretti –, le questioni religiose e sociali e l’attualità – dai piccoli fatti di cronaca agli attentati di Parigi e Bruxelles del 2014-2016. Addosso alle immagini, questa sorta di diario- specchio, è un viaggio nel cinema dei fratelli Dardenne: un contenitore di pensieri, ognuno dei quali è un frammento nella costruzione di un immaginario di rara nitidezza e complessità. Un’opera che ci rivela cosa avviene nella mente di un regista prima che l’occhio si posi sulla macchina da presa.
«Trovare la parola che esprima il silenzio delle altre parole. Trovare l’inquadratura che inquadri l’invisibilità delle altre inquadrature.» Un’immersione nel cinema dei fratelli Dardenne attraverso i diari di Luc: le riflessioni, le scelte e i ragionamenti che hanno accompagnato la creazione dei loro film.
Edizione italiana a cura di Stefania Ricciardi
Luc Dardenne
Luc Dardenne (Awirs, 1954) è un regista, sceneggiatore e produttore belga. Insieme al fratello Jean-Pierre (Engis, 1951) è stato premiato con la Palma d’oro per le pellicole Rosetta (1999) e L’Enfant – Una storia d’amore (2005), e con il Prix Lumière (2020), massimo riconoscimento del cinema francofono, per l’insieme della loro opera.
€ 32,00 Il Saggiatore editore
Douglas Sirk, Jon Halliday
Lo specchio della vita

C’è una stagione del cinema americano che sprigiona forse più delle altre un’aura magica e carica di nostalgia. Un momento situato tra la morte del film muto e le prime opere a colori, colmo di sguardi sognanti, baci proibiti e musiche patetiche; di locandine dai colori a pastello e lettering curati, che incorniciavano i volti angelici di Lana Turner, Susan Kohner, Dorothy Malone, o i sorrisi rassicuranti di Rock Hudson e John Gavin. Una stagione a tutti gli effetti unica, fatta di film amatissimi dai contemporanei, disprezzati dai critici e riabilitati dai posteri, il cui principale esponente era un eccentrico regista di Amburgo fuggito dal Terzo Reich che, all’apice del successo, si sarebbe ritirato per sempre. Questo libro è un’immersione nella vita e nella carriera di Douglas Sirk, il maestro del mélo hollywoodiano del dopoguerra, attraverso le conversazioni avute con lo storico Jon Halliday: dalla giovinezza come regista teatrale nella Repubblica di Weimar, dove divenne amico tra gli altri di Bertolt Brecht, ai primi tentativi filmici; dagli anni della censura nazista alla fuga dalla Germania; dai primi passi come esule negli Stati Uniti sperimentando tra i generi – western, peplum, noir, musical – alla messa a punto di un nuovo linguaggio cinematografico; fino all’affermazione con film come Magnifica ossessione o Tempo di vivere e al ritorno in Europa. Lo specchio della vita è il racconto di una figura geniale a lungo sottovalutata, capace di raffinate fotografie delle nevrosi sociali e di soluzioni registiche innovative all’interno di produzioni patinate, pensate per il grande pubblico. Arricchita da uno scritto inedito del regista Rainer Werner Fassbinder, sodale e ammiratore di Sirk, e da una postfazione di Goffredo Fofi , quest’opera è un classico della letteratura di cinema: un dialogo sul rapporto tra arte ed esistenza, tra fama e valore, tra ricerca espressiva e popolarità. L’ultimo brillio di un’epoca ingenua e meravigliosa, che aveva rivestito le proprie contraddizioni di oro e celluloide per apparire ancora più nuda e spezzata.
«Davanti alla macchina da presa non si bara. Non puoi nasconderle quello che sei. Ed è questa la grandezza del cinema.»
Dai contrastati inizi sotto il nazismo al successo a Hollywood, fino all’improvviso ritiro: la vita e le opere di uno dei maestri del cinema americano del dopoguerra, raccontate con le sue stesse parole.
Postfazione di Goffredo Fofi
Con uno scritto di Rainer Werner Fassbinder
Douglas Sirk
Douglas Sirk, nato Hans Detlef Sierck (Amburgo, 1897 – Lugano, 1987), è stato un regista tedesco. Trasferitosi negli Stati Uniti dopo l’ascesa al potere del nazismo, è stato autore di alcuni dei più acclamati melodrammi di Hollywood, tra cui Magnifica ossessione (1953), Come le foglie al vento (1956) e Lo specchio della vita (1959). Tornato in Europa nel 1959, si dedicò al teatro, all’insegnamento e alla produzione di cortometraggi.
€ 33,00 Il Saggiatore editore