Le 66 opere dedicate all’attore saranno esposte fino al 6 dicembre 2023. Il curatore Veneruso, nipote di Troisi: «Disse a mia madre: “‘Sto film ‘o voglio firnì co’ ‘o core mio”»

Ventotto anni dopo le riprese de Il Postino, film vincitore di un premio Oscar, la biciletta guidata da Massimo Troisi nella sua ultima straordinaria interpretazione fa ritorno a Procida in occasione dell’opening della mostra a lui dedicata.
“Il Postino dietro le quinte. I volti di Massimo Troisi“, esposizione collettiva d’arte contemporanea, presso le Officine dei Misteri del Complesso monumentale di Palazzo d’Avalos, dove sono esposte 66 opere realizzate da 49 artisti affermati e giovani talenti, da Lello Esposito a Filippo Bragatt, da Armando De Stefano a Vincenzo Mollica, fino allo stesso Troisi.
Il compianto attore napoletano è infatti l’autore di un’opera datata 1992, da cui la mostra ha avuto origine. «È partito tutto da quell’opera astratta di Massimo, la prima che ho collezionato a partire dal 1996 – ha raccontato Stefano Veneruso, nipote di Troisi e curatore della mostra –. Da lì sono arrivate opere di persone che spontaneamente me le hanno regalate, finché non è arrivata un’opera magnifica del grandissimo Armando De Stefano, realizzata per un fortunato compact disc di poesie di Paolo Neruda lette da grandi artisti, tra cui Arbore, Foa, Amendola e tanti altri. E poi c’è l’opera delle opere, che è la bicicletta de Il Postino.»
Proprio la celebre bicicletta e una foto di Massimo tratta dalla pellicola cinematografica accolgono il pubblico all’inizio del percorso espositivo, che resterà aperto tutti i giorni, con ingresso gratuito, fino al 6 gennaio 2023.



«Mi lega a quest’isola un ricordo fortissimo, doloroso anche – ha continuato Veneruso – perché Massimo ai tempi delle riprese non stava bene. Ma lui, con la sua caparbietà e ostinazione, ha voluto portare avanti il film. Disse a mia madre: “‘O voglio firnì co’ ‘o core mio”. Non ha dato la vita per questo film, ma secondo me ha pensato in qualche modo di poter cambiare il mondo, perché allora fare un film sulla poesia era difficile, ci si domandava chi potesse andare a vederlo. E invece è stato un successo mondiale, premiato con un Oscar. La mostra è una narrazione, un racconto di Massimo attraverso estratti di sue interviste memorabili, ma soprattutto le opere di 49 artisti: a ognuno ho anche chiesto di raccontare in poche righe il “proprio” Massimo; quindi, oltre all’opera, c’è anche il pensiero dell’artista.»
Le opere in esposizione sono state realizzate da:
Yolanda Antal, Alessandro Avolio, Maria Luisa Bertoni, Filippo Bragatt, Totò Calì,
Sebastiano Cannarella, Benjamin Carminio, Luca Celletti, Monica Conforti, Marina Corso,
Ornella De Rosa, Armando De Stefano, Prisco De Vivo, Stefano Di Loreto, Mattia Di Mattia,
Carlo Draoli, Lello Esposito, Filippo Farruggia, Maria Ferrara, Alba Folcio, Margaretha Gubernale,
Miriana Lallo, Lady Be, Gianna Liani, Gorizio Lo Mastro, Federica Marin, Vincenzo Mollica,
Marco Monopoli, Antonio Murgia, Loria Orsato, Gennaro Percopo, Vincenzo Pinto,
Amedeo Punelli, Rancho (pseudonimo di Ilario Ranucci), Rolando Rovati, Cristiano Sagramola,
Omar Sandrini, Massimiliano Sbrescia, Luciano Simeoli, Stefano Solimani, Pietro Spadafina,
Carlo Szeya, Gabriella Tolli, Antonio Toma, Massimo Troisi, Enrico Tubertini, Nicoletta Valler,
Nicole Veneruso, Walton Zed.