Aveva 93 anni

Il cinema piange la scomparsa di Giuliano Montaldo, morto questa mattina a Roma, all’età di 93 anni. Al suo fianco, la moglie Vera Pescarolo, la figlia Elisabetta e i nipoti, Inti e Jara Carboni.
Nato a Genova nel 1930, a 14 anni fu rastrellato dai nazifascisti e deportato dalla Liguria fino al fronte Sud. Riuscì a fuggire, quindi si unì alla Resistenza, entrando a far parte del Gap, il Gruppo di Azione Patriottica a Genova.
Il suo debutto come attore avvenne nel 1951, nel film “Achtung! Banditi!”, diretto da Carlo Lizzani, in cui recitò accanto a Gina Lollobrigida. Seguirono “Cronache di poveri amanti”, con Marcello Mastroianni, e un’altra ventina di film, firmati da registi del calibro di Luciano Emmer, Francesco Maselli, Elio Petri, Valerio Zurlini, Margarethe von Trotta, Nanni Moretti, Carlo Verdone e Francesco Bruni, l’ultimo regista a dirigerlo per il film del 2018 “Tutto Quello Che Vuoi”, con cui Montaldo vinse un David di Donatello per l’interpretazione.
Alla carriera di attore, Montaldo alternò quella di regista: fu aiuto regista per film come La Lunga Strada Azzurra (1957) e Kapò (1960), e regista della seconda unità per La Battaglia Di Algeri (1966), tutti per la regia di Gillo Pontecorvo. L’esordio dietro la macchina da presa avvenne nel 1961 con Tiro Al Piccione, che nel 2019, dopo essere stato restaurato dalla Cineteca Nazionale, venne presentato al Festival del Cinema di Venezia.
Nella sua carriera diresse più di 20 film, di cui 16 con le musiche firmate da Ennio Morricone, tutti entrati nell’olimpo del cinema.
Tra questi, si ricordano: Gli Intoccabili (1969) con John Cassavetes; Sacco e Vanzetti (1970, con Gian Maria Volonté), grazie al quale Riccardo Cucciolla vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1971 come migliore attore protagonista; Giordano Bruno (1973), in cui tornò a lavorare con Gian Maria Volontè, e con Charlotte Rampling; L’Agnese Va A Morire (1976), con l’iconica interpretazione di Ingrid Thulin; Gli Occhiali d’Oro (1987), dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani, interpretato da hilippe Noiret, Rupert Everett, Stefania Sandrelli e Valeria Golino; L’Industriale (2011), ultima regia di Montaldo, scritto da Andrea Purgatori e interpretato da Piefrancesco Favino, film che vinse molti premi, tra cui 4 Globi d’Oro, assegnati dalla Stampa Estera.
Attivo anche in televisione, Montaldo lavorò alla produzione di Marco Polo, kolossal prodotto dalla Rai e dalla Nbc e andato in onda in 8 puntate nel 1982. La serie, vincitrice degli Emmy Awards, fu una vera e propria impresa: girata tra Venezia, il Marocco, la Cina e la Mongolia, fu portata a termine soltanto grazie all’ostinazione del regista e della moglie Vera, che fu una sua stretta collaboratrice.
Grande appassionato di musica, Montaldo diresse importanti opere liriche per numerosi teatri italiani e internazionali, tra cui i Turandot (1983), Il Trovatore (1990), La bohème (1994), Otello (1994), Il flauto magico (1995), Nabucco (1997) e Tosca (1998), che venne presentata allo Stadio Olimpico di Roma.
Primo presidente di Rai Cinema dal 1999 al 2009, Montaldo fu anche Presidente dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello (2016-17). Nel 2002, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, gli conferì il titolo di Cavaliere di Gran Croce.
Nel 2021, invece, uscì il suo libro autobiografico Un Grande Amore (La Nave di Teseo), in cui per la prima volta si raccontò a tutto tondo, ricostruendo in modo appassionante la sua carriera, come regista e non solo, nonché il legame con sua moglie, amoroso e lavorativo: il regista l’aveva definita come “il mio migliore collaboratore”.
Sulla coppia sono stati prodotti molti documentari, tra cui “Vera & Giuliano” di Fabrizio Corallo e “quattro volte vent’anni” di Marco Spagnoli, oltre a saggi come “Dal Polo All’Equatore”, di Alberto Crespi.