
Il regista Giorgio Diritti è già al lavoro su un nuovo film che parla di identità negata, Lubo, dal romanzo “Il seminatore” di Mario Cavatore (Einaudi). La storia parte negli anni ’30 in Svizzera e ha per protagonista Lubo, giovane Jenisch (terza maggiore popolazione nomade europea) che mentre è al fronte perde la moglie, uccisa dalla polizia venuta a toglierle i figli, poi ‘consegnati’ a un’istituzione statale (parte del tentativo del governo di sradicare il nomadismo, considerato una piaga sociale). Lutti ai quali Lubo reagisce programmando un piano di vendetta personale e sociale.
E’ una storia “che ci racconta ancora una volta le strane dinamiche dell’umanità. Non si capisce perché alcuni si convincano che ‘altri’ valgano meno e si oppongano al loro diritto di vivere la vita pienamente”, spiega Diritti. Lubo racchiude diversi toni, ma “vuole offrire anche momenti di pensiero e riflessione sulla società. Io credo in film che sappiano dare questo livello. Il cinema che faccio io è come una lasagna, con tanti strati, ognuno prende quello che vuole. Si può seguire solo la storia, ma chi vuole può anche trovare uno sguardo su aspetti più profondi legati alla vita e alla condizione dell’uomo”, conclude il regista.