Parla la protagonista del film di Stefano Chiantini, “Il Ritorno”
di Giulia Basta

Dopo “Gli anni più belli” e “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino, Emma Marrone torna sul grande schermo con il nuovo film di Stefano Chiantini, “Il Ritorno”, stavolta nelle vesti di protagonista.
In occasione della presentazione de “Il Ritorno” , Emma ha tenuto una masterclass per parlare di questa sua nuova esperienza cinematografica.
Il film racconta la storia di Teresa, una madre di periferia che ritorna da suo figlio dopo dieci anni di carcere e che deve affrontare il rifiuto della società e la difficoltà del ricominciare da capo.
“Non mi sono ispirata a nessuno, ho creato Teresa nella mia testa” – questo è il modo in cui Emma ha voluto interpretare il personaggio di Teresa.

Con l’aiuto del regista, Stefano Chiantini, che le ha raccontato con grande sensibilità il personaggio di Teresa, Emma è riuscita a trasformare una descrizione in una persona reale, senza doversi ispirare a nessuno. “Sono molto simile a Teresa perché io sono una persona che tiene tanto dentro” – Emma racconta di quanto ci sia di lei nel personaggio di Teresa, la quale vive continuamente un senso di malessere e disagio, che non riesce a tirare fuori, dovuto al rifiuto da parte della società.
Allo stesso modo, Emma si reputa abituata ad essere sempre in tensione e a tenere la rabbia e lo sconforto dentro di sé: è proprio questo saper tenere dentro che più la accomuna al personaggio da lei interpretato.
Parla del pregiudizio della società nei suoi confronti e di quelli di altre pop star che si sono dedicate alla recitazione, sottolineando quanto sia difficile accettare che una persona possa fare più cose.
Avere una grande forma di autocritica nei suoi confronti è ciò che l’ha aiutata a vedere sempre le cose in maniera obiettiva. Si è sempre dedicata con passione e rispetto al proprio lavoro, anche quando le si è presentata la possibilità di recitare.
Svela infatti con molta onestà che ha volutamente rifiutato il compenso del suo primo ruolo ne “Gli anni più belli”. Adesso, si reputa maturata e più in confidenza col grande schermo.
“Penso di essere al posto giusto, nel momento giusto, penso di meritarmi questo momento in questo film e di aver portato a casa un ottimo lavoro.”
Quali sono le differenze tra le emozioni che dà il cinema e quelle che dà la musica.
Emma chiarisce che si tratta di due mondi completamente diversi tra loro ma che danno emozioni molti simili.
“L’unica differenza è che nel cinema porto dei personaggi” così Emma spiega la differenza tra cinema e musica.
“Nella musica – prosegue la Marrone – ci si mette a nudo e si porta se stessi nei testi che scrivo e sul palco. Nel cinema, i personaggi che interpreto nascono sicuramente da una parte intima di me, ma la cosa fondamentale è sempre quella di mostrare un personaggio e non sé stessi.
Felice di come sia riuscita ad entrare nei panni di Teresa in modo impeccabile, trasformandomi completamente.
“L’arte è sinonimo di bellezza sempre quindi io ho sempre pensato che la bellezza prima o poi salverà il mondo”.
Emma Marrone racconta di essere grata all’arte e che c’è bisogno di bellezza perché il mondo si sta abituando con troppa facilità alle brutture della vita. È per questo che fa un augurio ai giovani che hanno intenzione di spingersi in nuove esperienze e di intraprendere questo lavoro, raccontando che a chiunque possono capitare dei periodi di down ma bisogna comunque rimanere saldi al proprio obiettivo, senza perderlo di vista. Non bisogna farsi condizionare dalle mode e dalle correnti del momento, perché “le correnti passano, il mare resta mare anche dopo una tempesta.” – Così Emma conclude – dicendo che non bisogna essere l’onda travolgente del momento, ma il mare, perché è solo rimanendo fedeli a sé stessi che poi si viene ripagati”.
“Il Ritorno”, il nuovo film di Stefano Chiantini con protagonisti Emma Marrone e Fabrizio Rongione

Teresa è una giovane donna, abita con Pietro in un quartiere periferico di una livida città del Lazio e hanno un figlio di circa un anno, Antonio.
E’ una famiglia giovane che deve fare i conti con la mancanza di lavoro e le difficoltà economiche, Pietro poi non è propriamente la persona più affidabile e per Teresa non è facile tirare su quel bambino che neanche aveva cercato ma che ora è la sua forza.
In qualche modo però ci sta riuscendo e le cose sembrano anche poter funzionare, almeno fino a quando i comportamenti di Pietro non finiscono per mettere a rischio lei e Antonio.
Teresa allora per difendere il figlio arriva a compiere un gesto estremo, un gesto che le costa il carcere. Quando torna, ad accoglierla ci sono Pietro e Antonio, e la vita che dieci anni prima ha lasciato.
Inizia così un percorso che dovrebbe colmare il vuoto creato da quel distacco forzato ma che finisce invece per amplificarlo ed esasperarlo.
I contrasti e le difficoltà che il tempo trascorso si porta dietro prevalgono infatti sulla volontà e sull’amore. Dieci anni hanno cambiato molte cose, troppe, per tutti: per Teresa che non sa rientrare in una vita che non le appartiene più, e per Pietro e Antonio che ormai hanno un loro equilibrio e non sembrano disposti a metterlo in discussione. La verità è che il tempo e la distanza dividono inesorabilmente, e quelle vite non possono più stare insieme.

“Da un punto di vista drammaturgico m’interessa analizzare le dinamiche psicologiche ed emotive di una persona che torna dopo una lunga e forzata separazione – ha detto Stefano Chiantini – raccontare il suo animo attraverso le atmosfere e il corpo, eliminando quasi completamente il dialogo dalla scena.
Il silenzio e il non detto si caricano così dell’impotenza della nostra protagonista, e la solitudine che il carcere le ha creato intorno rivive uguale e ancora più disperata una volta uscita di prigione.
All’impossibilità materiale data dalla situazione oggettiva della detenzione, si sostituisce l’impossibilità psicologica ed emotiva determinata dalla condizione interiore e soggettiva. Il corpo e il volto dell’attrice – conclude il regista – prendono il posto della parola e, nel tentativo di raccontare ed esteriorizzare le pulsioni interiori, si fanno linguaggio mimico asciutto”.